14 February, 2009
Manco poco al primo mese della scomparsa e per ricordare uno dei piu' popolari artisti calabresi scomparso il 27 Gennaio 2009, abbiamo trovato una sua intervista e la riportiamo qui interamente, cosi si potra' capire l'umaniata' di Mino Reitano.
Esclusivo - Mino Reitano racconta come sta affrontando la sua gravissima malattia:
“Offro ogni sofferenza a Gesù e alla Madonna e ringrazio Dio per il dono della mia Famiglia”
di Bruno Volpe
CITTA’ DEL VATICANO - Come è noto, purtroppo, Mino Reitano, uno dei protagonisti più amati e genuini della canzone italiana, è gravemente ammalato. Una bruttissima infermità sta facendo di tutto per spegnere la sua voce, ma lui continua a lottare con la tenacia caratteristica degli uomini del Sud e con un’arma potentissima come la Fede. Noi di ‘Petrus’ abbiamo raccolto in esclusiva la sua testimonianza di credente che si affida all’Altissimo e alla protezione della Beata Vergine Maria.
Maestro, milioni di italiani sono in ansia per Lei: ci dica, come sta vivendo questo terribile periodo della Sua esistenza?
“Con serenità e ottimismo. Sono sempre stato cattolico e un uomo di Fede, non vedo perchè la fiducia in Dio dovrebbe vacillare proprio ora”.
A chi offrre le Sue sofferenze?
“A Gesù e alla Madonna. Gesù è l’immagine della bontà, il Figlio di Dio, di Colui che ha creato il Bene, il mondo, la natura. La Madonna è Sua Madre, mia Madre, la mamma della Chiesa, la discepola fedele che mai ha perduto la speranza. E sull’esempio di Maria, neanch’io perdo la speranza di farcela”.
Sappiamo che nell’affrontare la malattia, oltre alla Fede, Le è di grande aiuto la Famiglia.
“E’ verissimo. Uno dei doni più belli che la vita mi ha dato è stato proprio quello della famiglia: una moglie splendida e due figlie che mi sono sempre vicine e non mi lasciano mai. Cos’altro avrei potuto pretendere di più?”.
Reitano, Lei è molto amato dagli italiani, ma tra gli addetti ai lavori non sempre ha ricevuto i riconoscimenti che Le spettavano. Porta dei rancori?
“Perdono tutti. Non voglio lasciare nulla in sospeso con alcuno. Il cristianesimo è saper dimenticare, lasciarsi alle spalle rancori e risentimenti, abbandonarsi liberamente alla misericordia. Senza perdono la nostra fede sarebbe vuota. Io stesso chiedo perdono nel caso abbia danneggiato qualcuno, anche se, mi creda, nel limite delle mie possibilità, ho sempre cercato di aiutare e comprendere tutti. Se non ci sono riuscito, spero davvero vogliano scusarmi”.
Le Sue parole sul perdono fanno emozionare: racchiudono il vero senso del cristianesimo. Ma quando è maturata in Lei la Fede?
“Sono stato un cattolico credente e praticante sin da piccolissimo. Devo tantissimo ad un mio caro amico sacerdote, don Gianni Repaci, che tuttora mi conforta con le sue parole. Lo conosco dai bei tempi, da quando cantavo alle feste parrocchiali nel mio piccolo paese d’origine. Che bella la mia Calabria, la porto nel cuore…”.
In passato è stato protagonista di un evento che ha del prodigioso: Le va di raccontarlo?
“Molto tempo fa, a causa dello stress e dei tanti concerti che avevo tenuto in giro per il mondo, avevo perso la voce. I medici non sapevano spiegarsi scientificamente il caso, perché una vera e propria patologia non emergeva da alcun tipo di accertamento diagnostico. Fu così che, comprensibilmente sconvolto, andai a Sotto il Monte, il paese nativo del Beato Giovanni XXIII. Il fratello di Giovanni XXIII era un mio amico e mi disse di pregare il ‘Papa Buono’ di intercedere presso Dio affinché mi restituisse la voce. Il tempo di fare ritorno in Calabria e stavo di nuovo bene. I medici non seppero dare alcun tipo di spiegazione: fu qualcosa di praticamente istantaneo”.
A proposito di Papi: Lei ha incontrato Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
“E’ vero. Si tratta di due uomini fantastici, che porterò sempre nel cuore. Entrambi sono stati gentilissimi con me, sa? Soprattutto Benedetto XVI, che mi disse testualmente: ‘Lei ha gli occhi buoni’. Capirà, mi misi a piangere come un bambino per la commozione e ad un certo punto cercai di inginocchiarmi per baciargli la mano, ma me lo impedì, mi trattenne e mi accarezzò. Che grande umiltà! Che grande umanità! Non dimenticherò mai le sue parole, il suo sguardo di padre, la carezza che mi fece sul viso”.
Maestro, crede negli Angeli?
“Certo. Ma io ho un angelo speciale. Come forse lei saprà, io sono cresciuto praticamente senza conoscere mia madre. Però lei dal cielo ha vegliato su di me. E’ mia madre il mio angelo custode. E poi c’è l’altra madre, la Madonna: pregatela incessantemente, supplicatela, vogliatele bene. Vedrete che anche nei momenti di dolore e difficoltà, proprio come quello che sto vivendo io, non vi sentirete mai soli“.
1 February, 2009
ROMA - E' morto due sere fa dopo una lunga malattia Mino Reitano. Il cantante, 64 anni, si è spento nella sua abitazione di Agrate Brianza, assistito dalla moglie Patrizia e dalla figlia Giuseppina Elena. Reitano era malato da due anni, ed era stato sottoposto a un intervento chirurgico un anno e mezzo fa e, successivamente, nello scorso novembre. I funerali del cantante, che lascia anche un'altra figlia, Grazia Benedetta, si svolgeranno domani alle 15 nella chiesa di Agrate Brianza.
MINO REITANO, UNA STORIA ITALIANA DEGLI ANNI '60
ROMA - La vicenda di Mino Reitano e' una tipica storia degli anni '60, un ragazzo povero del Sud che comincia a cantare in Germania insieme ai Beatles quando non erano ancora i Beatles, diventa ricco e famoso negli anni del boom e dei milioni di 45 giri, e resta sempre un bravo ragazzo del Sud. Nella seconda parte della sua carriera per tornare al successo e fare la tv, da bravo ragazzo, era diventato il personaggio di se stesso, un inconsapevole simbolo del trash, digiuno di certi meccanismi che pero' gli permettevano di restare alla ribalta, tornare a San Remo e andare in America a cantare negli stadi pieni di italiani. Persino la sua spietata malattia e' diventata una di quelle storie che non mancano mai in quei rotocalchi televisivi dove e' corsa la sua seconda giovinezza professionale, un episodio brutale che lui ha affrontato con la solita ingenuita' di bravo ragazzo. Mino in Germania c'era andato da emigrante ma con i fratelli suona rock'n roll, cosi' ad Amburgo si trovo' a dividere il palco con i Quarrymen, che, tornati a Liverpool, diventeranno i Beatles. Poi e' diventato un protagonista della canzone italiana degli anni '60: prima Castrocaro, poi nel '67 San Remo con un brano di Mogol e Battisti, 'Non prego per me'. Nel 1968 arriva al primo posto della hit parade con 'Avevo un cuore che ti amava tanto', seguito da un altro grande successo, 'Una chitarra cento illusioni'. Nel 1971 vice un Disco per l'estate con 'Era il tempo delle more'. E' il suo periodo piu' felice, partecipa a tutti i festival piu' importanti, vende tantissimi dischi, e' un protagonista fisso di Canzonissima, scrive pure canzoni per Mina e Ornella Vanoni. Il tutto con un fare tra l'impacciato e il dinoccolato e un modo di cantare che sta tra Paul Anka e Luciano Tajoli. La sua e' la biografia perfetta per l'uomo legato alla famiglia che con i primi veri soldi si e' comprato una sorta di ranch in Brianza dove ha vissuto con le famiglie dei fratelli fino alla fine. Dopo un periodo di oscurita', negli anni '80 Mino Reitano e' entrato nella sua esistenza televisiva, della quale la carriera di cantante e' stata l'appendice musicale. Da quel momento diventa un personaggio da rotocalco e ogni sua partecipazione al Festival di Sanremo, soprattutto quella del 1988 con 'Italia', e' stata nel segno della piu' ingenua popolarita', anche se poi, proprio grazie a San Remo, ha trovato altri ingaggi per programmi tv e tournee' per gli italiani all'estero. La malattia raccontata in pubblico ha riservato un'eco immeritata al suo triste finale.
REITANO: BAUDO, UN EMIGRANTE CON GRANDE VOGLIA DI ARRIVARE
ROMA - ''Mino Reitano era un bravissimo ragazzo, ostinato, il classico emigrante con grande voglia di arrivare, esuberante, simpatico''. Cosi' Pippo Baudo ricorda commosso il cantante, scomparso questa sera a 64 anni. ''Nonostante il finale tragico e la sofferenza che durava da parecchi anni - sottolinea Baudo - Mino e' stato fortunato, perche' ha avuto dalla vita quello che voleva, passando dall'anonimato della provincia meridionale ai palcoscenici piu' importanti del mondo dello spettacolo, del quale e' diventato a pieno titolo un protagonista''. Di Reitano, Baudo cita ''i grandi successi a San Remo, ma soprattutto a Canzonissima, con la sua capacita' di coinvolgere centinaia di migliaia di persone, che da casa lo votavano senza esitazione, e di farsi notare, con esibizioni che a qualcuno talvolta sembravano eccessive. Ma aveva anche l'animo del compositore: ha scritto, tra l'altro, 'Una ragione di piu'', uno dei brani piu' belli del repertorio di Ornella Vanoni, che considerava il suo piccolo capolavoro''. ''Finche' ha avuto la forza - dice ancora Baudo - non si e' mai risparmiato nei suoi spettacoli, che duravano anche tre ore, grazie alla sua grande voglia di farsi amare. Mino - conclude Pippo - lascera' un ricordo piacevole e simpatico, e questa e' la cosa piu' bella per un artista''.
REITANO: LITTLE TONY, PERDO UN AMICO PREZIOSO
ROMA - ''Era un collega e un amico speciale, prezioso, da 40 anni'': Little Tony si dice ''molto addolorato'' per la scomparsa di Mino
Reitano, al quale era stato vicino in questi ultimi due anni di malattia. ''Ci siamo sentiti ogni settimana, io cercavo di incoraggiarlo in tutti i modi. Lui viveva la malattia con grande entusiasmo - aggiunge - mi diceva sempre che voleva fare un programma in cui io facevo Dean Martin e lui Frank Sinatra. L'anno scorso a Sanremo avrebbe voluto cantare in coppia con me, ma era gia' malato''. Per Little Tony,
Reitano, insieme a Celentano, Morandi, Al Bano e Bobby Solo, faceva parte di quel gruppo di artisti con cui ha sempre vissuto la sfida canora negli anni '60, ma precisa: ''Con Mino e Bobby ci siamo frequentati anche fuori dal lavoro, in tutti questi anni. Con lui c'era un'amicizia forte. Era dolce, modesto e si comportava sempre nel modo giusto. Era una persona speciale, particolare. Sua moglie Patrizia gli e' stata vicina in questo calvario''. ''L'unico rimpianto - conclude Little Tony - e' che dovevamo vederci dopo la sua ultima operazione, dopo le feste. Invece, sono stato male io, con un'influenza da cui sono uscito solo quattro o cinque giorni fa. Ora sono in albergo a Milano, dove ero in attesa di incontrarlo. Ma sua moglie, mezz'ora fa, mi ha dato la notizia della sua scomparsa. Siamo tutti molto addolorati''.
REITANO: RANIERI, ERA LA PUREZZA IN PERSONA
ROMA - Massimo Ranieri avrebbe dovuto parlare con Mino Reitano qualche ora fa. Ma la notizia della scomparsa del collega gli e' giunta in una pausa di un concerto che sta tenendo a Novara. ''Avrei dovuto chiamarlo proprio oggi - racconta - per me era come un fratello maggiore. Eravamo tutti e due del Sud e per lui provavo grande stima e un affetto sincero. Era la purezza in persona e questo colpiva il pubblico, quella sua bonta' e modestia. Era partito dalla Calabria ed era andato in Germania per cantare le nostre canzoni''. ''Ci avevo parlato un mese fa - conclude - e avevo capito che stava molto male. Mi manchera' molto''.
16 January, 2009 ( foto in concerto di F.De Andre la feci durante un suo concerto nell'estate del 1984 a Roma,di E.Perri )
- ROMA - L' 11 gennaio 1999 è una delle date più tristi della musica
italiana: a Milano moriva per un tumore Fabrizio De André, l'artista
che più di ogni altro nel nostro Paese ha dato al termine di cantautore
un significato universale.
La sua eredità artistica è
incalcolabile e va ben al di là dell'influenza sui suoi contemporanei e
sulle generazioni successive alla sua: Faber, il soprannome usato dai
suoi amici più cari, anche a dispetto della sua personalità schiva, è
stato un maitre a penser, un personaggio che ha cambiato il modo di
fare musica in Italia pur tenendosi lontano dalla tv, dalle più grandi
manifestazioni musical-popolari, incidendo relativamente poco ed
esibendosi in pubblico con proverbiale parsimonia.
Non è un
caso che I primi a riconoscerne la grandezza siano I suoi colleghi che
non mancano di rendergli omaggio come accadrà domenica 11 gennaio nello
speciale di Che tempo che fa in cui alcuni dei più importanti
interpreti della canzone italiana canteranno le sue canzoni. De André è
stato un esempio di coerenza e di curiosità musicale che, come I suoi
amici della "scuola Genovese", è partito dall'amore per Brassens e Brel
per approdare, nella maturità, in anticipo sui tempi, a una sintesi
musicale che figure come David Byrne, che ha un'ammirazione sconfinata
per Creuza de ma, hanno definito world music.
Dopo aver
preferito la musica a una più comoda scelta di figlio dell'alta
borghesia industriale e i primi soldi guadagnati grazie alla Canzone di
Marinella cantata da Mina, con i primi dischi Tutto Fabrizio de André,
Tutti Morimmo a stento e La buona novella ha fatto scoprire al mondo
musicale italiano gli "ultimi" della società, I diseredati,le
prostitute e i marginali e una lettura del cristianesimo lontana dalla
dottrina ufficiale.
Con Non al denaro, non all'amore né al
cielo, che é del 1971, libero adattamento delle poesie dell'Antologia
di Spoon River ha firmato uno dei must della canzone d'autore italiana.
Pur rimanendo fedele alle sue tematiche, De André è stato un
osservatore attento e originale dell'attualità, dai tempi del maggio
francese e del '68 fino all'aborto, l'omosessualità, la camorra (Don
Raffaé), arrivando a tracciare un parallelo tra gli indiani americani e
il popolo della Sardegna, la sua seconda terra, descritti come vittime
della colonizzazione.
Quando negli anni '70 ha accettato di
andare in tourne'e, vincendo la sua allergia per il palco, ha lasciato
ricordi straordinari, impossibile non citare almeno quelli con La Pfm,
fissati in due live di grande successo e il tour di Creuza de ma. I
dischi della seconda fase della sua carriera sono legati alla
collaborazione con Massimo Bubola e a quella con Mauro Pagani con il
quale ha compiuto lo straordinario viaggio nella cultura musicale del
Mediterraneo di Creuza de ma e poi ha firmato, Le nuvole insieme a
Ivano Fossati che partecipa anche all'ultimo album della sua carriera,
Anime salve.
L'
11 gennaio 1999 è una delle date più tristi della
musica italiana: a Milano moriva per un tumore Fabrizio De André,
l'artista che più di ogni altro nel nostro Paese ha dato al termine di
cantautore un significato universale.
La sua eredità artistica
è incalcolabile e va ben al di là dell'influenza sui suoi contemporanei
e sulle generazioni successive alla sua:
Faber, il
soprannome usato dai suoi amici più cari, anche a dispetto della sua
personalità schiva, è stato un maitre a penser, un personaggio che ha
cambiato il modo di fare musica in Italia pur tenendosi lontano dalla
tv, dalle più grandi manifestazioni musical-popolari, incidendo
relativamente poco ed esibendosi in pubblico con proverbiale
parsimonia.
- (ANSA) - NUORO, 7 GEN - Ci saranno anche Enzo Jannacci e Paolo Fresu a Nuoro alle manifestazioni in memoria di Fabrizio De Andre', domenica 11 gennaio.Il jazzista, cittadino onorario di Nuoro, sara' presente all'intitolazione a De Andre' dell'anfiteatro comunale ed all'inaugurazione di un monumento al musicista, realizzato in acciaio ed alto piu' di tre metri, fatto realizzare dal Comune. Sul monumento e' incisa da un lato la fisionomia di De Andre' e dall'altro un verso della canzone 'Il suonatore Jones'.
- (ANSA) - SYDNEY, 9 GEN - Oltre 8 mila appassionati partecipano al 6/o Elvis Festival, a Parkes, in Australia, per festeggiare il compleanno del re del rock. Questa mattina 400 fan, in gran parte imitatori del re del rock, vestiti come il loro beniamino, con tanto di ciuffo e tuta di strass, e 'sosia' della moglie Priscilla, hanno affollato la stazione di Sydney ed i treni per Parkes. I posti a sedere sul convoglio di otto vetture, ribattezzato 'Elvis Express', erano prenotati da mesi.
Monday, 20 October 2008
Serata indimenticabile per Gabiella Cilmi, a Sydney ieri sera 19 Ottobre nella premiazione degli artisti che si occupano di musica. Infatti nell'annuale Aria Award che si tiene a Sydney, paragonabile agli oscar dei film, qui si tratta della canzone e precisamente della musica Australiana, la diciassettenne Gabriella Cilmi del sobborgo di Dandenong a Melbourne, ha ricevuto ben sei trofei come vediamo nella foto nelle news, la piramide dell'Aria 2008, in sei categorie, cioe' - Best female artist- (Migliore artista femminile)- Single of the Year Sweet About Me-( Il singolo dell'anno : Sweet About Me)- Best pop release: Lesson To Be Leanerd (Migliore brano pop)-Breakthrough artist single: Sweet About Me ( Migliore uscita di artista singolo)- Breakthrouh artist album Lesson to Be Learned, ( Migliore uscita di album)- Highest selling single Sweet About Me (Il sinolo piu' venduto di Sweet About Me : Dolcezze mie. E' proprio di questo indovinato disco o canzone che Gabiella Cilmi ha vendemmiato sei premi di Aria, la massima riconoscenza artistica musicale ricevuta in Australia, superando e mettendo in ombra artisti di maggior calibro e maggiore fama internazionale. La Cilmi ha prodotto questo disco a Londra, e questo impegno l'ha tenuta lontano dai famigliari e dalla scuola, lei stessa in una intervista ad Fox FM, una stazione radio di Melbourne, ha voluto tenere confidenziale il suo lavoro anche con le amiche, facendo credere di essere in vacanza, invece stava lavorando e registrando il disco che la porta all'Olimpo dei cantanti famosi, non solo in Australia ma anche in altri paesi esteri. Nei tavoli riservati ai famigliari c'erano i genitori ed i parenti piu' stretti tra cui i nonni, ricordiamo che la nonna ha origine di Pallagorio, si chiama Lucia Brasacchio che ha sposato il signor Cilmi di origini siciliane.
R.P.C.
Wednesday, 17 September 2008
ROMA - Stefano Rosso e' stato il tipico caso di artista segnato da una canzone. Tutti lo ricordano per Lo spinello, gia' in pochi sanno che il celebre verso ''che bello, due amici, una chitarra e uno spinello'' fa parte del testo di un brano che si intitola 'Una storia disonesta'. Stefano Rossi (era questo il suo vero cognome) e' stato, artisticamente parlando, un tipico figlio degli anni '70 - lui era nato a Roma, a Trastevere, il 7 dicembre del 1948 - dell'epoca dei cantautori.
Ma, contrariamente ad altri suoi colleghi piu' famosi, lui la chitarra la suonava benissimo. Non ha mai avuto un carattere facile e, purtroppo, ha avuto un lungo rapporto con pratiche autodistruttive. Umanamente era un tipico figlio della Trastevere piu' autentica, con la sua peculiare idea di marginalita', lo sguardo affilato sulla realta' e la capacita' di assorbire gli stimoli di un luogo ad alto tasso di creativita'. Insieme alle esperienze di strada, Stefano era cresciuto con i Beatles, i Beach Boys, la California, il bluegrass e il blues. Tutto un mondo che si mescolava nelle sue canzoni.
Aveva cominciato in duo con il fratello, poi il suo nome ha cominciato a circolare quando Claudio Baglioni ha cantato due suoi pezzi, C'e' un vecchio bar nella mia citta' e Valentina in un programma televisivo. Nel 1975 ha partecipato alla trasmissione Alle sette della sera, condotto da Gianni Morandi ed Elisabetta Viviani. Nel 1976 e' arrivato il contratto con l' Rca, la casa discografica di Battisti, Baglioni, Dalla, De Gregori, Venditti. Rino Gaetano. Il primo 45 giri e' Letto 26, storia di una degenza in cui racconta la sua Trastevere quindi arriva Una storia disonesta: lo scandalo provocato dalla presenza della parola spinello nel testo si inserisce perfettamente nel clima del 1977 e la canzone diventa un successo popolare.
E proprio nel '77 e' uscito il suo primo Lp, ovviamente intitolato Una storia disonesta che ha vinto un Telegatto. Nel frattempo Preghiera era stata incisa da Mia Martini. L'album seguente si intitola ...e allora senti cosa fo, dove compaiono Bologna '77, dedicata alla morte di Giorgiana Masi e Odio chi, un'altra canzone che suscito' polemiche perche' trasmessa in tv con un testo epurato. Dopo Bioradiografie, Rosso rompe con l'Rca, accusandola di avergli boicottato il disco. Nel 1980 pubblica Io e il signor Rosso e partecipa al festival di Sanremo con L'italiano.
La sua popolarita' comincia a declinare mentre I suoi rapporti con l'ambiente discografica e televisivo diventano sempre piu' problematici. Il suo album seguente e' del 1989 e non ottiene riscontro. Comincia un periodo difficile, dal quale Rosso esce affidandosi al suo vecchio amore per la chitarra acustica. Comincia cosi' una carriera di concerti di sola chitarra nei club, dove standard americani e brani blues si mescolavano al suo repertorio uniti dal filo comune del virtuosismo del fingerpickin'.Il suo ultimo ritorno di popolarita' e' coinciso con il remake di Una storia disonesta inciso nel 2005 insieme a Tonino Carotone e alla band ska gli Arpioni.
04 July, 2008
Sergio Cammariere saluta i visitatori di pallacom. Ecco il contenuto della sua email:
”Carissimi tutti,
nei miei primi giorni di riposo ho cominciato a rispondere alle mail in arretrato, ero fermo a marzo continuerò a farlo, ma il tempo è poco e volevo comunque ringraziarvi per le cose belle che mi scrivete, per le critiche, per quello che mi dite e mi raccontate dopo ogni concerto, per l’affetto e la vicinanza, un grazie anche da tutti i musici.
La musica continua a viaggiare”. buona estate
Sergio
11 June, 2008
GEORGE BENSON A CAPOCOLONNA
Mercoledì 16 Luglio 2008
"GEORGE BENSON" in Concerto a Capocolonna (KR)
Un evento musicale storico per la Calabria aprirà il prossimo 16 luglio a Capocolonna la seconda edizione di “Crotone Provincia d’Estate”.
Considerato uno dei più raffinati ed eleganti chitarristi della scena mondiale, George Benson, ha spaziato da una carriera di successo nell'ambito jazz ad hits internazionali. Benson, tuttavia, è noto presso il grande pubblico soprattutto come cantante di musica pop grazie a dei grandi successi tra cui "Give Me The Night", "Lady Love Me (One More Time)", "Turn Your Love Around", "In Your Eyes" e "This Masquerade". L’artista è ricordato dai jazzofili anche come abile utilizzatore dello "scat", una tecnica che permette di creare vocalizzi che imitano gli assoli jazz suonati con la chitarra.
Pietro Aquino
09 April, 2008
Un uomo venuto da Crotone: Sergio Cammariere
Penso di non esagerare se dico che la musica di Sergio Cammariere rappresenta per la calabria, e in particolare Crotone, finalmente qualcosa di cui può mostrarsi fiera soprattutto dopo i recenti fatti di cronaca che, tristemente, hanno rafforzato nell’opinione pubblica lo stereotipo di città e regione malavitosa. Ho avuto l’occasione di ascoltare un suo concerto dal vivo a Prato dal quale ne sono uscito impressionato dalla qualità musicale intesa come ricerca del suono, stile compositivo e capacità comunicativa. In concerto si è presentato con una formazione acustica composta dagli stessi musicisti che hanno registrato i suoi album. Sergio Cammariere riesce ad utilizzare un linguaggio di matrice jazzistica e un particolare modo di cantare per raccontarsi. Le canzoni sono composte e perfezionate sempre più negli arrangiamenti e il risultato evidenzia una cura dei particolari che non si può non apprezzare. Vorrei parlare di alcune canzoni del suo primo cd pubblicato poiché è quello che conosco più di tutti dal titolo: Dalla pace del mare lontano. Cammariere è arrivato a questo cd (registrato in presa diretta) dopo una lunga gavetta e anni di esibizioni in locali e teatri italiani. Il brano di apertura s'intitola Sorella mia e inizia con un piano profondo, corposo, autoritario, a ritmo di tango, che entra subito nello stomaco. Chitarra e percussioni si associano al riff introduttivo finchè inizia l'esposizione del tema con una voce vellutata. Fa ingresso anche il violino che rimarca il riff iniziale e aggiunge passione al brano fino a giungere ad un finale all'unisono. In via da questo mare Sergio parla per la prima volta del suo mare, quello calabrese, e lo fa trasmettendo il dolore e la speranza di chi ha scelto di andare via (…e camminando senza più guardare ho solo voglia di andar via da questo mare….). Segue Tempo perduto con le spazzole della batteria che scandiscono un incessante 5/4 (ritmo raramente usato nella musica leggera). I musicisti rimangono tutti ancorati al ritmo tranne la voce che riesce a ben ammorbidire il tempo dispari collegando le parole senza pause e completando le frasi in modo compiuto. Questa è una caratteristica propria del modo di cantare di Cammariere. Un altro brano intimistico (a mio avviso fra i più belli), eseguito in trio, è Le porte del sogno in cui si può apprezzare particolarmente la dinamica di Cammariere nell'accompagnamento, abile nel riempire i vuoti e l’originalità melodica della canzone. Per ricordarmi di te , blues in Re minore eseguito in trio, ha come tema dominante la lontananza, il distacco, vissuti però senza drammi. In Vita d'artista eseguita solo da Sergio (piano e voce) si descrivono le difficoltà, le introspezioni di chi ha fatto dell'arte il proprio mestiere. Mi fermo qui, i brani sono in tutto 13. Spero di aver dato almeno un’idea dello spessore artistico di Cammariere. Naturalmente il mio invito è quello di conoscerlo ascoltandolo. Nel suo sito ufficiale è possibile ascoltare online alcuni brani e videoclip. Ecco il link del suo sito Sergio Cammariere
Pietro Aquino
28 February, 2008
A cosa serve la musica?
“La vita senza musica non è vita” dichiarava Nietzsche nel “La caduta degli dei”. Probabilmente, egli, si riferiva anche alla virtù intrinseca della musica che consente all’ascoltatore di appropriarsi, in un certo senso, dell’opera musicale, infatti, l’ascoltatore gode della libertà di definire il significato della musica secondo il proprio vissuto soggettivo e culturale. In altre parole il significato attribuito dal compositore e quello del fruitore non sempre coincidono. L’ascoltatore crea, quasi sempre, un significato secondario non legato a quello pensato e proposto dall’autore del brano.
L’arte dei suoni, nel corso della storia, ha sempre accompagnato l’uomo attribuendo ad essa più o meno importanza a seconda del momento storico. Ad esempio, nell'antica Grecia la musica occupava un ruolo di grande rilievo nella vita sociale e religiosa. Per i greci la musica era un'arte che comprendeva, anche la poesia, la danza, la medicina e le pratiche magiche. “. Furono proprio i greci i primi musico-teorici ad accorgersi dell’influenza della musica sulla personalità e sulla mente. Essi formularono la Teoria dell’Ethos, che trovava una delle sue più interessanti applicazioni nella concezione della coreia una e trina. La coreia una e trina, è l’insieme di danza, musica e poesia. Sostenevano, precorrendo i tempi della moderna neuroscienza, che l’andamento ritmico di un brano musicale procurasse precise reazioni a livello di sistema simpatico, parasimpatico e, ancora più lungimirante, a livello volitivo. Sulla base di questa concezione formularono appunto la Teoria dell’Ethos che, nella sua dimensione più applicativa, costituiva un primo modello di intervento musicoterapeutico.
Secondo la prospettiva evoluzionistica, la musica è una forma d'arte di livello superiore, un mezzo di comunicazione che contraddistingue l’essere umano dagli altri primati e a quanto pare originata ancora prima della comunicazione verbale. Darwin aveva affrontato il problema dell’evoluzione del linguaggio umano pensando che una facoltà così complessa non poteva essere nata già definita, ma, doveva avere attraversato una fase transitoria, intermedia. Notando che la musica era generalmente conosciuta dall’uomo, Darwin formulò l’ipotesi secondo la quale la fase intermedia sarebbe stata simile alla musica e “i ritmi e le cadenze dell’oratoria deriverebbero da facoltà musicali sviluppatesi in precedenza”. In base a questa teoria, le caratteristiche vantaggiose, i tratti utili ad un maggiore adattamento dell’uomo nel proprio ambiente divengono nel corso del tempo dominanti nella popolazione, perciò avranno maggiori possibilità di poter essere trasmesse alle future generazioni. Ma quale vantaggio evolutivo potrà aver avuto l’uomo per mantenere una specifica peculiarità come la musica? Perché non si è estinta?
L’essere umano, come qualsiasi altro essere vivente, attraverso i secoli ha dovuto costantemente adattarsi alle richieste dell’ambiente in cui ha vissuto. Talvolta ha cercato di cambiare l’ambiente, talvolta ha dovuto cambiare se stesso. È probabilmente in questo contesto che la musica ha assunto valore adattivo per gli individui, tanto da essersi tramandata attraverso le generazioni.
Le odierne ipotesi, sul significato evolutivo della musica, considerano che nel mondo animale la capacità di esibire particolari piumaggi o comportamenti che mettono in mostra una buona capacità fisica aiuta l’attrattiva di natura sessuale, perché rappresenta una dimostrazione di buona salute e di un valido patrimonio genetico. Similmente nel genere umano la capacità di produrre musica può aver facilitato un comportamento di corteggiamento, ad esempio la capacità di cantare adeguatamente può avere indicato uno stato di buona salute del soggetto. La musica può dare un contributo alla creazione e al mantenimento di una coesione sociale, migliorando la solidarietà del gruppo e incrementando la capacità di compiere azioni coordinate collettive finalizzate al raggiungimento di un obiettivo comune. L’ascolto della musica può rappresentare una sorta di esercizio per l’ascolto, migliorando le capacità uditive e di coordinazione uditivo-motoria. La musica potrebbe servire per ridurre i conflitti all’interno del gruppo di appartenenza e creare momenti di aggregazione vantaggiosa, offrire occasioni socializzanti accompagnate dalla musica, come, ad esempio, i canti tribali intorno al fuoco. Infine, il piacere legato alla produzione e all’ascolto della musica può rappresentare un buon modo di utilizzare il tempo per evitare altre condotte pericolose di comportamento.
Pietro Aquino corrispondente di Pallacom
26 January, 2008
dal nostro corrispondente da Firenze, musicista Pietro Aquino
Canti e musiche pallagoresi oggetto di un’ importante ricerca.
Vorrei segnalare ai pallagoresi, e non solo, un’interessante ricerca etnomusicologica condotta dal 15 al 23 aprile del 1954 da Diego Carpitella ed Ernesto de Martino per conto del Centro Nazionale Studi di Musica Popolare. Il materiale è oggi affidato agli archivi del centro, quest’ultimo fondato nel 1948 in Roma. Si tratta di una delle più autorevoli ricerche nell’ambito di questa disciplina effettuate in Calabria e, in particolare, a Pallagorio. La rigorosità scientifica è documentata dalle accreditate competenze dei due autori appena citati.
Diego Carpitella, ricercatore etnomusicologo calabrese scomparso nel 1990, fu il principale promotore dello sviluppo degli studi che riguardano questo settore in Italia. Compì numerose ricerche, raccogliendo centinaia di documenti sonori sulla tradizione musicale popolare italiana ed estera. In una delle sue lezioni che teneva all’università coniò per primo il termine “etnomusicologia” sostituendo la vecchia dicitura “musicologia comparata” usato fino allora. Saranno Gli anni cinquanta a dare un’importante svolta decisiva alla sua carriera. Influenzato, attraverso una conoscenza diretta, da musicisti e da studiosi del calibro come Bèla Bartòk ed Ernesto De Martino, l’interesse di Carpitella sarà sempre più centrato al patrimonio etnico-musicale italiano. Collabora con le maggiori riviste specialistiche italiane ed internazionali.
Contribui alla prima sistematica inchiesta etnomusicologica condotta in Italia (che produsse un’importante antologia discografica comprendente i volumi Northern and Central Italy e Southern Italy and Islands, (1957).
Tra le sue opere dedicate alla tradizione musicale popolare si ricordano: Musica e tradizione orale (1973), L’etnomusicologia in Italia (1975), Conversazioni sulla musica (1992, postumo). Nei manuali di storia della musica popolare il suo nome è accostato con quelli di Bartòk, Favara.
(Dal sito di riferimento). In Calabria la ricerca interessò i comuni di Pallagorio, Carfizzi, San Nicola dell'Alto, San Demetrio Corone, Macchia Albanese, Frascineto, Lungro e Castroregio, documentando, attraverso interpreti dotati di una piena padronanza dei materiali musicali e di una cifra stilistica di particolare pregio, un insieme di repertori connessi al ciclo della vita e alla ritualità dell'anno in cui si ritrovano motivi epici originari dell'Albania: fra gli altri, un nucleo di canti di nozze accompagnati da una danza circolare o a serpentina (vallja), assente nel resto dell'Italia continentale, e un pregevole corpus di canti lirici basati su meccanismi di improvvisazione e abbinati a una poetica del tutto originale (vjershet). Una documentazione, in larghissima parte inedita e imprescindibile per la conoscenza del patrimonio musicale arberesh della Calabria, offerta in due CD con un'ampia introduzione critica, la trascrizione dei testi poetici, due scritti di Carpitella e de Martino immediatamente successivi alla ricerca e un significativo corredo fotografico. La ricerca di identità delle comunità calabro-albanesi può trovare un elemento di riscontro in questo affascinante patrimonio musicale, la cui valorizzazione restituisce dignità e spessore alla cultura regionale nel suo insieme.
Sottotitolo: Le registrazioni di Diego Carpitelli ed Ernesto de Martino (1954). Libro + 2 cd musicali
Descrizione: Volume in formato 8° (cm 19 x 14); 213 pagine; 33 foto in b/n fuori testo.
Cd 1: registrazioni eseguite a: Pallogorio, Carfizzi, San Nicola dell'Alto, San Demetrio Corone, Macchia Albanese. Durata 49.30
Cd 2: registrazioni eseguite a: Frascineto, Lungro, Castroregio. Durata 48.55
Luogo, Editore, data: Roma, Squilibri, febbraio 2006
Disponibilità: In commercio
Prezzo: Euro 25,00
25 January, 2008
ecco la musica della fuchinera, o meglio i dolci Natalizi.
f.A.Gentile
22 January, 2008
Caro Franco Amendola o chi per te invia messaggi pubblicitari della banda di Pallagorio,(vedi zona Messaggi, pervenuto dopo la vostra mezzanotte) questo per farti capire che siamo collegati in rete 24 ore, ed i computer sono sempre accesi e collegati per aggiornare o vigilare.
Vogliamo farvi una proposta:
cioe’ avere reciproca collaborazione di fatto. In che senso, come abbiamo spiegato il sito, l’aggiornamento di esso connessione in rete etc, in piu' aggiungi
la parte tecnica etc non e’ gratuita a noi, anzi costa.
Teniamo a precisare che la pubblicita’ sara’ gratuita per ogni avvenimento fatto gratuitamente. Si alle News abbiamo pubblicato la pubblicita’teatrale , ma l’evento era gia’ passato e lo abbiamo fatto per dovere di cronaca e per ringraziare Paolo della sua dedizione. Se la banda va suonare gratis, avra la pubblicita’ gratis, ma se va a farsi pagare perche’ usare gratuitamente questo sito?. Non saremmo coerenti con noi stessi e gli amici della rete. A pagamento puoi fare quanto pubblicita’ vuoi, e dove la vuoi, non fraintendermi!
Il sito e’ commerciale ecco perche’ finisce con, suffisso: com , dominio di tutti i siti comerciali americani.
Comunque ecco la nostra proposta:
Potrete avere pubblicita’ gratis nelle appositi sezioni, NEWS, Musica , Pubblicita’ a costo zero, solo che nella Grancassa devi far mettere a grandi caratteri di colore blu la scritta:
www.pallagorio.com , infine vogliamo tre giornate in un anno di tempo, che la Banda sia riservata per apposite esibizione, da eseguire a Pallagorio, quindi non trasferta, e la durata dell’esibizione e’ Massimo Quattro ore.
L’esibizione sara’ prenotata in tempo utile da consentivi di essere pronti, e se la banda ha contratto per lo stesso giorno, diamo priorita’ al vostro impegno di trasferta, e recuperare la nostra prenotazione subito dopo. L’esibizione potra’ essere, esempio Sposalizio, Anniversario, Compleanno,Funerale, insomma la banda al completo dovra’ suonare per un’ avvenimento a Pallagorio, se fuori pagheremo le spese di viaggio. La vostra prestazione se supera le quattro ore sarete pagati in base al tempo extra.
In cambio Pallagorio.com
curera’ la vostra imagine in rete con appositi spazi articoli, promozioni, calendari etc inseriremo in seguito anche videoclip,
inoltre creeremo una e.Mail per la banda di Pallagorio la quale potra’ essere diretta ad una persona di vostra scelta.
Insomma una mano lava l’altra caro Franco Amendola, lasciamo da parte il bidone nei miei confronti dell’estate 2006 invitandomi insieme alle mie bambine nella trasferta in Toscana, e poi farti vivo solo al ritorno cadendo dalle nuvole. In quell viaggio hai perso l’occasione unica di avere un servizio fotografico gratuito su misura, e guardiamo avanti, come si suol dire: I migliori amici I migliori tagli!
Aspettiamo la tua decisione in merito con un tuo segnale di riconciliazione nell’interese della banda di cui ne sei l’artefice.
Eugenio Perri.
19 January, 2008
come gia detto a Giovanni M. non ho foto della banda musicale di Pallagorio, e Franco Amendola e' poco interessato a questo spazio. In tutti i modi ho trovato una dell'estate 2006 fatta in movimento quindi sfuocata, ma che pubblichiamo per far vedere la nostra buona fede. Infatti in questa sessione stavo fotografando altri paesani.
Come gia’ annunciato in precedenza, Pallagorio.com e’ in continua espansione senza nessun limite di spazio e tempo.
Oggi abbiamo allestito la pagina dedicata alla “Musica “ si quella con la M maiscola, il sottofondo della canzone "Gn Vaghe Cc Ng Dit Carzemi" (testo di Sergio Spezzano) che acoltate in questa pagina c''e lo ha inviato gentilmente il collaboratoredi Pallagorio.com e musicista Pietro Aquino che vive a Prato, per sentirla bisogna alzare l’audio del vostro computer. in questa sezione si parlera’ di musica a livello personale, ma anche di autori ben conosciuti e sconosciuti, di bande musicali , gusti critiche insomma tutto cio’ che riguarda la musica, che per capirla o gioirla non bisogna essere diplomati in qualche conservatorio. La musica come lingua universale, non ha confine tra stati arriva ovunque. Abbiamo fatto un ricerca ed abbiamo scoperto questo poeta –cantautore Pino Cacozza ecco I link per saperne di piu’, basta cliccare sulle parole sottolineate per aprire le loro pagine, buona lettura!
Pino Cacozza altro Materiale su Pino Cacozza
Musica popolare albanese
Lirio Nushi
In questa foto abbiamo un'altro musicista Pallagorese e la sua banda di tratta di Antonio Affatato, quello con la giacca.
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